"Il viaggiatore, come una nomade autosufficiente, ricusa il tempo sociale, collettivo e stringente, a vantaggio di un tempo individuale fatto di durate soggettive e istanti gioiosi voluti e desiderati. Asociale, misantropo, irrecuperabile, il nomade ignora la misura del tempo e funziona con il sole e le stelle, si istruisce con le costellazioni e il movimento degli astri nel cielo, non possiede orologi, ma un occhio animale esercitato a distinguere le albe, le aurore, le tempeste, le schiarite, i crepuscoli, le eclissi, le comete, gli scintillii stellari, sa leggere la materia delle nuvole e decifrare le loro promesse, interpreta i venti e conosce le loro abitudini. Il capriccio governa i suoi progetti in relazione ai ritmi della natura. Lui e il suo impiego del mondo, non conta nient'altro".
Filosofia del viaggio - Michel Onfray
Esiste quindi una filosofia del viaggio? E' possibile che dietro il comune atto di mettersi in viaggio oggi si nasconda appunto una filosofia? Leggere queste pagine, a volte difficili, fa comunque riflettere su cosa si svolge a livello inconscio dentro di noi da quando si sceglie di partire a quando si fa ritorno, cosa ci muove, cosa ci stimola. Ci racconta, appunto, come il viaggio cominci prima di tutto dalla scelta della destinazione; davanti alle infinite possibilità date dal globo, la scelta della meta diventa una chiamata della destinazione stessa verso noi viaggiatori, cioè è lei che ci sceglie, che ci incuriosisce e ci attrae.
Filosofia del viaggio - Michel Onfray
Esiste quindi una filosofia del viaggio? E' possibile che dietro il comune atto di mettersi in viaggio oggi si nasconda appunto una filosofia? Leggere queste pagine, a volte difficili, fa comunque riflettere su cosa si svolge a livello inconscio dentro di noi da quando si sceglie di partire a quando si fa ritorno, cosa ci muove, cosa ci stimola. Ci racconta, appunto, come il viaggio cominci prima di tutto dalla scelta della destinazione; davanti alle infinite possibilità date dal globo, la scelta della meta diventa una chiamata della destinazione stessa verso noi viaggiatori, cioè è lei che ci sceglie, che ci incuriosisce e ci attrae.
Finalmente si parte e durante il viaggio i nostri sensi si dilatano e iniziamo a raccogliere enormi informazioni da sistemare e ordinare, chi sceglie di farlo con un diario di viaggio o chi attraverso i nuovi mezzi che la tecnologia mette a disposizione, ma ammonisce Onfray, cercando sempre di non vivere attraverso questi strumenti ma vivendo dal vero l'esperienza e essendo presenti nel momento senza terzi mezzi a distorcere quanto visto e vissuto.
È importante prima di tutto non avere pregiudizi quando si viaggia, cercando di non distorcere l'incontro con gli altri e avere una nuova sensibilità, quella che distingue il viaggiatore dal turista che, invece, è legato a luoghi comuni e imposizioni mentali preconcette; l'autore definisce questa sensibilità innocenza.
Siamo al rientro dal viaggio, che per Onfray significa riornare al luogo della nostra quotidianità alla fine necessaria per la nostra identità, perché ne è il fondamento. Ecco qui è il momento di ricordare e capire in cosa siamo più ricchi rispetto a prima, oppure cosa abbiamo invece scoperto di brutto; il dopo servirà a memorizzare quella versione che poi diverrà il nostro personalissimo racconto di viaggio.....
Speriamo di avervi incuriosito e che apprezzerete questa lettura e auguriamo, come sempre, buon viaggio a tutti i viaggiatori della terra! Seguiteci anche qui!
Nessun commento:
Posta un commento