lunedì 2 marzo 2015

La magia dello Yucatan parte 3

 Chichen Itza dichiarato patrimonio dell'umanità UNESCO nel 1988

Dopo l'arrivo nella splendida capitale Merida e dopo aver approfondito la conoscenza del popolo Maya entriamo finalmente nel cuore delle rovine e visitiamo questi luoghi, alcuni conservati molto bene grazie alla vegetazione che li ha quasi completamente ricoperti per secoli, lasciandoci incantare e coinvolgere dall'atmosfera che ci accoglie.
Non possiamo che cominciare col parlare di Chichen Itza, la più completa espressione della civiltà Maya - tolteca, la più grande e imponente tra le città perdute e strategicamente posizionata al centro della penisola dello Yucatan; nonostante la mancanza di fiumi superficiali nelle vicinanze la popolazione maya si potè insediare in questo sito grazie alla presenza di due "cenotes" (profondi buchi naturali) ricolmi di acqua dolce dove furono ritrovati anche resti umani che confermano come i Maya pre-colombiani erano soliti offrire in dono al Dio della pioggia "Chaac" oggetti e, appunto il sacrificio di esseri umani, gettandoli nei cenotes.
La visita del sito archeologico di Chichen Itza richiede particolare attenzione al Tempio di  Kukulcan (nome Maya di Quetzalcoatl), una piramide a gradoni alta 30 mt conosciuta come "el castillo" e dedicato al dio appunto; si accede sui quattro lati, tramite delle scalinate che conducono alla terrazza superiore. La salita ma soprattutto la discesa, diciamolo subito, non sono sicuramente agevoli tanto che alcuni si aiutano con una corda per evitare di perdere l'equilibrio data la ripidità dei gradoni, arrivare in cima però vale la pena perchè la veduta dall'alto è uno spettacolo da mozzare il fiato. 



Questo tempio  è un gigantesco calendario: le 4 scale, con 90 gradini ciascuna, rappresentano 360 giorni; gli ultimi 4 e la piattaforma superiore della piramide, i 5 giorni nefasti. Nel giorno dell'equinozio di primavera il serpente scende dalla piramide per fertilizzare la terra: infatti la disposizione della piramide è tale che l'ombra del sole sui gradini crea l'immagine di un serpente che dall'alto della piramide scende fino a terra e va verso il pozzo sacro.
L'acustica è stata studiata in modo che il reggente dall'alto potesse far sentire la sua voce (anche parlando normalmente) al popolo che stava in basso e viceversa; non solo il suono emesso da un angolo della piramide si sente anche nell'angolo opposto mentre in corrispondenza delle porte il suono "ritorna" leggermente modificato. Come vedremo più avanti.... l'importanza dell'acustica ritorna in più luoghi!
Ricordiamo che i Maya amavano studiare gli astri e questo portò qui a Chichen Itza all'edificazione di un edificio circolare, noto come "El Caracol" che presenta una scalinata in pietra a spirale al suo interno, si tratta proprio di un osservatorio astronomico con le porte allineate per vedere l’equinozio di primavera ed altri punti importanti di riferimento astronomico. Proseguendo nella visita e parlando di un'altra passione di questo popolo... si! Amavano anche giocare, proprio per questo gli archeologi sono riusciti ad individuare a Chichen Itza ben sette campi dedicati al gioco della palla mesoamericana, il più grande dei quali, noto come "Grande campo" è lungo 166 metri e largo 68. L’acustica era perfetta, tanto che un sussurro o un suono poteva essere chiaramente udito da un estremo all'altro, senza che le condizioni metereologiche potessero incidere minimamente. Il segreto della perfezione di acustica di questo sito è ancora oggi ignoto.
Ultima notizia, il sito archeologico è avvolto dalla foresta, abitata da tanti animali, anche feroci, come i giaguari, o pacifici come le iguane. Insomma noi crediamo che sia impossibile non restare affascinati e totalmente coinvolti da un viaggio così misterioso!! Partite con noi e non ve ne pentirete. BUON VIAGGIO!
Chiedeteci di più










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